CONFRONTARSI COL PASSATO A 30 ANNI DALLA FINE DELLA GUERRA FREDDA IN UNGHERIA

Giovedì, 5 Dicembre, 2019 - 14:30

Giovedì 5 dicembre
Sapienza Università di Roma
Edificio Marco Polo - Circonvallazione Tiburtina 4
II piano – aula 206

Con la partecipazione straordinaria di Imre Oravecz (1943), uno dei più acclamati letterati ungheresi del Novecento. Nel 1989 il governo comunista gli offrì il prestigioso Premio Attila József che lui rifiutò. Lo stesso anno decise di emigrare negli Stati Uniti da dove fece ritorno in patria nel 1990, diventando consigliere presso la Presidenza dei Ministri nel primo governo eletto democraticamente.

A partire dal 1989 il vaso di Pandora dell'Europa si è aperto e ha avuto luogo un processo di rielaborazione storica dell'esperienza del XX secolo facendo riemergere molte delle memorie dell’estrema violenza sofferta in questo continente. L'urgenza di arrivare ad una narrazione condivisa del passato è ormai evidente e la fine della guerra fredda ha permesso una nuova riflessione sulle tragiche storie locali.

Il confronto con il passato necessita tempo, i processi di riconciliazione un lavoro sulla memoria. L’Ungheria ha avuto la sventura di subire l’occupazione di entrambi i totalitarismi del Novecento, il nazismo prima (1944-1945) e il comunismo poi (dal 1948 al 1989). Se i regimi autoritari sono noti per la manipolazione della storia e la rimozione dal dibattito pubblico di elementi problematici, la democrazia di certo crea l’opportunità per un’elaborazione critica del passato.

In occasione del 30° anniversario del crollo del Muro di Berlino il nostro seminario apre uno spazio a delle riflessioni sulla repressione continuata in Ungheria per quarant’anni, all’insegna della compassione per le sofferenze subite ed a un’incondizionata condanna della violenza.

 

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