Dibattiti sull’Internazionalizzazione. Verso una nuova Europa

Martedì, 9 Maggio, 2017 - 13:00

Dibattiti sull'Internazionalizzazione.

Verso una nuova Europa: istituzioni trasparenti e attenzione al sociale

9 maggio 2017 - Sapienza aula Blu 3 - ore 13

Moderatore Avv. Michele Giuseppe Dipace

Introduzione di Roberto Pasca di Magliano:

Lo stesso tipo di malcontento populista che ha alimentato Brexit è in crescita in tutta Europa a dimostrazione che i politici hanno perso di vista l'obiettivo centrale del progetto europeo: garantire il benessere di tutti gli europei, aumentando integrazione e coesione. Le persone sono la vera ricchezza di una nazione sia nelle Paesi sviluppati che nei sottosviluppati. Il modo migliore per migliorare il capitale umano di un Paese o di una regione è attraverso l'equità sociale.

Tuttavia, questa prospettiva non ha ancora messo radici nell’élite europea, dove ben intenzionati economisti e politici credono di fare la cosa giusta predicando l’equilibrio di bilancio e della spesa, di solito tagliando i bilanci di salute, l'istruzione e le infrastrutture. Questi politici, con scarsa evidenza empirica, ritengono che una prudenza fiscale oggi porterà ad un'economia più forte domani.

Questa è la filosofia che ispira il mix attuale di politiche in Europa, ispirate all'austerità fiscale combinata con riforme strutturali. Ovviamente, i costi di queste politiche ricadono per lo più sui poveri e sulla classe media:

  1. Chi trae vantaggio dalla crescita: tanti o pochi? Un'economia non può dirsi in vera crescita quando una piccola minoranza riceve la maggior parte dei guadagni, mentre molte di tutti gli altri rimane lo stesso o diminuisce.
  2. Quando il prodotto interno lordo è l’indicatore preferito per misurare la crescita, molti fattori che contribuiscono al benessere umano sono ignorati. La spesa per le esigenze fondamentali, come la sanità e l'istruzione, sono viste come un costo piuttosto che un investimento. Se invece si considerasse tale spesa come un investimento, si potrebbe iniziare a pensare a come massimizzare i rendimenti. Come tutti gli investimenti in capitale umano o fisso, si manifestano rendimenti decrescenti ad alti livelli di investimento. Quindi, piuttosto che incanalare benefici economici ai ricchi, i politici dovrebbero valutare se l'investimento in maggiori opportunità per i poveri sia in realtà più utile per la crescita economica.
  3. E 'ora che l'Unione Europea torni alle politiche macroeconomiche espansive, che hanno riconosciuto i benefici della piena occupazione nel promuovere la stabilità sociale e la crescita sostenibile. Come mostra il modello nordico, un alto tasso di occupazione è un bene per l'economia perché assicura entrate fiscali adeguate per finanziare livelli elevati di investimento sociale, che crea un circolo virtuoso. Molti paesi europei sono costretti, invece, in un circolo vizioso per effetto di politiche di austerità che aggravano la disoccupazione, in particolare quella giovanile. Questo è uno spreco, perché crea una generazione di disagiati, incapaci di guidare la crescita futura. I Paesi europei dovrebbero investire nel proprio capitale umano per stimolare il potenziale di crescita economica.
  4. Le politiche fiscali dei Paesi europei danno scarsa importanza al potere d'acquisto della classe media, alla forza della creatività e dell'innovazione.
  5. I governi devono ridurre le formalità burocratiche in modo che gli imprenditori possono accettare più rischi nel fare gli investimenti e disegnare misure dirette a favore dei più bisognosi.

I fattori che stanno incrinando i valori fondanti dell'Unione europea riguardano due aspetti in particolare: l'aumento della disuguaglianza che si è verificata in termini di nuove forme di povertà tra le classi sociali più vulnerabili; la crescita incontrollata dei flussi migratori che si traduce per i Paesi di transito (e non solo) in costi economici e sociali insopportabili. Le preoccupazioni dei cittadini europei sulle conseguenze sociali di questi fenomeni creano confusione e scontento che si riversano sulle istituzioni comunitarie, giudicate incapaci di correggere le distorsioni.

Il rilancio dei valori di coesione e di integrazione tra le nazioni europee è la vera sfida che l'Unione deve affrontare con fermezza ri-focalizzando l'insieme delle politiche disegnate dall’alto verso misure concrete, semplici e trasparenti capaci di migliorare il benessere delle classi meno abbienti. Se le esigenze dei cittadini e le loro aspettative saranno prese in debita considerazione, ne beneficerà anche la fiducia verso le istituzioni europee.

 

Introduzione dell'Avv. Dipace

DIBATTITI SULL’INTERNAZIONALIZZAZIONE

VERSO UNA NUOVA EUROPA: ISTITUZIONI E ATTENZIONE AL SOCIALE

9 maggio 2017

INTRODUZIONE DI MICHELE DIPACE AVVOCATO GENERALE DELLO STATO EMERITO

L’argomento del presente dibattito: verso una nuova Europa; istituzioni e attenzione al sociale, è quanto mai di attualità perché, oggi viene  messa sotto accusa sempre più direttamente la stessa idea esistenziale dell’Unione Europea.

La domanda è: l’Europa non piace più?  L’Europa e l’euro non creano consenso politico negli stati membri?. La risposta a tali domande non può essere univoca e certa; al disamore per l’Europa si da la colpa alla categoria sociale che va sotto la denominazione di “ populismo”, ma con ciò si tenta di escludere le responsabilità delle classi dirigenti e dei leaders di oggi e del recente passato che hanno costruito e organizzato rigidamente e burocraticamente l’Unione Europea,limitandone le decisioni alle questioni economiche e mercantili, tanto da far crescere nella pubblica opinione l’idea che le regole europee siano di ostacolo alla crescita e allo sviluppo degli Stati membri e della stessa Unione Europea.

Oggi l’Europa sta vivendo quattro crisi: la crisi economica,iniziata al di fuori dall’Europa e dalla quale si sta con fatica e disordinatamente tentando di uscire;  la crisi dell’immigrazione che ha trovata l’Europa del tutto impreparata e dove imperversa un notevole comportamento egoistico dei singoli Stati a discapito del principio fondamentale della convivenza sociale che è quello della solidarietà;  la crisi del terrorismo e ,ora, la crisi per la Brexit, dagli esiti difficilmente prevedibili,e che inciderà per lungo tempo sulle Istituzioni europee.

Queste crisi,insieme ad altre che si sono accumulate,fanno credere che l’Europa venga percepita dall’opinione pubblica come una Istituzione fragile e mortale che può essere smantellata dai movimenti c.d. nazionalisti e sovranisti, che  hanno come nemico proprio l’Europa e che la prova di tale fragilità ne sia stata  l’uscita del Regno Unito dall’ Unione Europea.

In tali contesti ,l’opinione politica prevalente attuale è che l’Unione Europea debba essere rifondata. La partita che giocheranno i governanti nel prossimo futuro sarà quello di decidere in che senso l’Europa debba essere rivitalizzata. La strategia può essere quella di coniugare le esigenze dei singoli paesi Membri con la necessità di velocizzare l’integrazione europea,che era il fine dei padri fondatori, soprattutto attraverso una riforma sociale europea.

In Europa,come in molti paesi del mondo, politicamente ,la frattura non è più tra i partiti di destra e di sinistra,è invece,come è stato detto, tra il sopra(elite,dirigenza,burocrazia) e il sotto (il popolo composto dalla classe media e povera) della società che sono i vincitori e vinti della globalizzazione.

L’Europa,in particolare, non ha compreso tale frattura, chiusa come è nell’egoismo degli stati membri e in una politica economica austera,garante dello statu quo, di tipo esclusivamente ragioneristica, di cui in Italia è espressione il nuovo articolo 81 della nostra costituzione, rafforzato dalla legge sull’equilibrio di bilancio, che blocca qualsiasi iniziativa di crescita basata sulle opportunità che può dare l’evoluzione del mercato di per se flessibile.

L’Europa,per la propria sopravvivenza, deve necessariamente cambiare: deve trasformarsi in un unione politica più democratica con i rispettivi organi comuni,rappresentativi degli Stati Membri,che svolgano tale funzione;deve prestare più attenzione alle questioni sociali,deliberando regole comuni per tutti i cittadini, come è stato ultimamente proposto dall’Italia alla commissione per la creazione di” un pilastro sociale dell’U.E”.. Due sono i valori essenziali del vivere insieme in Europa: la solidarietà e la responsabilità collettiva.  Purtroppo il livello politico della discussione sull’Europa fu abbandonato dopo il fallimento delle ratifiche di alcuni Stati della Costituzione Europea,lasciando lo spazio alla sola dimensione economica con l’idea che ad essa avrebbe fatto seguito l’integrazione politica.

Valutazione errata perché,come è stato osservato, l’economia ha di per se una dimensione globale e non continentale,e poi, senza indirizzo politico,essa tende più a dividere che ad unire in forza dei differenti interessi in gioco, come appunto, è successo per l’euro. L’euro è stato un elemento che ha fatto entrare l’Europa nell’arena politica senza che ne fosse preparata per non essere fondata su principi costituzionali comuni. Sta accadendo che l’Europa si occupi di normative mercantili settoriali,in un reticolo fittissimo di regole minute su fattispecie del tutto marginali, che ha finito per rappresentare la negazione della dimensione politica.

Sentiremo nel corso del dibattito le proposte di riforme  per rivitalizzare l’Europa.Vorrei soltanto ,in conclusione ,sottolineare che qualcosa si sta muovendo:di recente alcuni giuristi ed economisti francesi(S.Hannette, T.Piketty) hanno proposto un nuovo trattato di “democratizzazione della governance economica europea” con la creazione dell’Assemblea parlamentare dell’eurozona,scelta con il voto dei cittadini,con funzione legislativa e di controllo,  con poteri decisionali in materia di moneta unica.

Altri politologi hanno proposto l’elezione diretta da parte del corpo elettorale europeo del vertice politico ,con poteri concreti e significativi,e cioè del Presidente dell’Unione europea affiancato da un ministro degli esteri e da un ministro della difesa.  Altri ancora auspicano una più ampia legittimità democratica e di partecipazione dei cittadini attraverso l’attribuzione dell’autonomia legislativa al Parlamento europeo in modo che i singoli parlamentari europei possano proporre le leggi e che lo stesso Parlamento europeo venga eletto dall’intera unione,considerata come unica circoscrizione e non dai singoli Stati membri.

Le prospettive politiche attuali sono favorevoli alla riforma dell’Europa unita, vedremo nel prossimo futuro se tali istanze saranno realizzate.

 

 

 

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